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domenica 24 marzo 2013

Le submodalità nella programmazione neuro-linguistica

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Cosa sono e come e si usano le submodalità?

Quando ho scritto il post “La mappa non è il territorio” ti ho introdotto il concetto dei tre sistemi rappresentazionali denominati V, A e K.

Ovvero, i sistemi attraverso i quali interpretiamo la nostra realtà, che, ricorda, è sempre soggettiva.

Riceviamo, infatti, le informazioni che giungono dal mondo esterno attraverso i cinque sensi, ed usiamo gli stessi cinque sensi per elaborarle internamente. Mi riferisco alla capacità di vedere immagini, udire suoni e provare sensazioni dentro di noi, pensando.

Ora, chiarito che i sistemi rappresentazionali, o modalità,  rappresentano l’esperienza soggettiva di ognuno di noi, con le submodalità entriamo nel merito dell’intensità o dell’impatto che la singola informazione, visiva, auditiva o cinestesica ha sulle nostre esperienze.

Esempi chiarificatori renderanno l’argomento più semplice:

Nel ricordare un’esperienza a te gradevole, se fosse un immagine, il grado di piacere è correlato al colore, alla luminosità, alla dimensione e alla distanza di questa immagine!

Quando voglio amplificare lo stato di benessere di un cliente in una sessione di coaching è proprio sulle submodalità che faccio affidamento. Partendo da un suo ricordo visivo, o da un’immagine creata se lavoriamo sulle visualizzazioni, uso le submodalità, in questo caso visive, per rendere l’impatto emotivo più coinvolgente. Chiedo al mio cliente di rendere l’immagine più luminosa, di ingrandirla, di avvicinarla e di renderla più nitida.

Allo stesso modo, sempre usando le submodalità visive, se un mio cliente vive emozioni negative pensando visivamente a qualcosa che gli è successo in passato, agisco per ridurre od eliminare l’impatto emotivo di quest’immagine chiedendo di renderla più piccola, in bianco e nero, allontanandola e sbiadendola.

Oltre che vedere immagini o sequenze di esse in movimento, noi ricordiamo anche i suoni. Gli stessi possono avere effetti positivi o negativi sulla nostra neurologia e di conseguenza, attraverso l’uso delle submodalità auditive, si possono amplificare o ridurre le sensazioni che proviamo.

In una sessione di coaching, una mia cliente mi riferisce che ha fisso nelle orecchie e che gli rimbomba nella testa una frase della mamma che la accusa in modo grave di una sua mancanza. Questa frase mette la mia cliente in uno stato poco congeniale alla sessione e di pessimo umore. Le ho chiesto di abbassare il volume e di imitare la voce di Paperino: è scoppiata a ridere! Con solo due distinzioni submodali, volume e tonalità, le è cambiato lo stato e la stessa frase non aveva più l’effetto negativo di prima.

Le submodalità hanno il grande pregio di funzionare immediatamente, amplificando o limitando le risposte emozionali che immagini, suoni e sensazioni possono avere su di noi.

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